Ombelichi

Mi sono tolta il casco e ho messo come gravatar (brrr!) una foto in cui ci sono io ancora nella pancia di mia madre. L’ho fatto già da qualche giorno, probabilmente negli stessi giorni o piuttosto poche settimane dopo il periodo dell’anno in cui fu scattata questa foto. Facendolo non ci ho pensato, me lo chiedo adesso: desiderio di rinascita o di regressione? Bah, probabilmente non c’è alcuna differenza e il puntiglio analitico è solo una perdita di tempo. Però, tout se tient: mi sono registrata nell’orrendo Fb , spicchio-specchio del mondo – con il mio vero nome. D’altra parte sono pure sull’elenco telefonico e l’altra sera, a portarmi la pizza a casa è stato, e la cosa non mi è affatto piaciuta, un mio ex studente. Di lui mi fido abbastanza, non così di altri ex o attuali studenti di cui è amico. Ma qualcosa vuole uscire (a fatica) per poter procedere (a fatica) nel mondo. 

[Ho appena adesso scritto la parola “ombelicale”, di là] [Tagliare il cordone ombelicale, rinunciare a identificarsi con l’omphalos, il centro del mondo, uh uh].

Mia madre ha conservato per diversi anni quel vestito bianco a pois e glielo ricordo bene addosso. Il prendisole, lo chiamava.

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27 risposte a Ombelichi

  1. alter ha detto:

    In effetti gravatar è orribile. Trovare un’altra parola? semplicemente immagine, forse? Stamani gira così. Sul resto sto pensando.

  2. mauro ha detto:

    che meraviglia!
    in quei gesti, quel braccio sulla spalla …, c’è l’idea che sapranno tener ferma la barra anche quando sarà tempesta e la prua andrà dritta dove vorranno farla andare. C’è la sorridente serenità di chi ha la forza di spianare il mondo, pur di cambiarlo.
    che nostalgia!

  3. caracaterina ha detto:

    Fotina? :) Pardòn, alter, gira così.
    C’era stata la guerra, mauro, ed erano VIVI. Credo che, purtroppo, sia tutto lì. Però, è vero: sono bellissimi.

  4. ange ha detto:

    Ci sono fotografie che non metterei mai sul blog, non per una questione di privacy, conservo un condizionamento antico, quasi una superstizione, come se potessero sciuparsi a forza di essere guardate.
    Fotine mi piace, ho una cartella con questo nome :)

  5. alter ha detto:

    Fotucchia? (che poi dietro a questi giretti con le parole c’è la dipendenza dell’italiano dall’inglese, no?- discussa a lungo con Maria nei giorni d’estate e no- e l’incapacità di immaginare e creare. Come una lingua morta- e una cultura? morta pure lei?)

  6. caracaterina ha detto:

    A me “avatar” andava benissimo. Non so perchè l’abbiano modificato. Forse per non confondere col film? Questioni di copyright? Mah. E’ vero che siamo una cultura stanca e sfibrata ma non credo che il livello popolare, “grezzo”, della lingua italiana sia sterile. I germi ci sono, è che non riusciamo a farli crescere. D’altronde, la rete culturale italiana non è mai stata granchè, lo sappiamo. Ricordate il filmatino di quest’estate? Quello delle ragazzette romane in spiaggia? “sto a fa’ la colla” !
    Oh, ma qui dentro i temi si incrociano e si intrecciano che è un piacere. Dici dello sciupìo, ange. Hai ragione ma il fatto è che: sciupate! Sciupate pure! Non ho figli a cui lasciare nulla di ciò, poco o tanto che sia, che ho. Perchè non dovrei lasciare le cose qui?
    A proposito di figli. A me la faccenda della Nannini ha colpito un bel po’, non posso negarlo. E non positivamente. Mi ha mandato in confusione. Abbiamo la stessa età.

  7. ange ha detto:

    credo fosse un richiamo alla parsimonia, anche affettiva, quella che mi insegnavano, più che una preoccupazione per gli eredi :)
    Ho pensato anch’io alla gravidanza della Nannini, perchè no? Oh, i maschi fanno figli sino a quando gli pare, perchè le donne no? almeno sino a quando menopausa non sopraggiunga

  8. caracaterina ha detto:

    La parsimonia affettiva, ovvero il pudore, direi, credo abbia a che fare con la trasmissione ai posteri più di quanto a prima vista non sembri. Non (ci) si spreca, (ci) si conserva per un “dopo”.
    La menopausa non esiste più, penso, se te lo puoi permettere economicamente.

  9. mauro ha detto:

    io avessi foto così significative le posterei un giorno sì e l’altro pure (infatti mi si rimprovera già per quelle che metto)!
    Quanto alla Nannini mi sono interrogato su che razza di relazione possano avere lei e il figlio (figlia) di qui a quindici sedici anni
    C’è un tempo per ogni cosa (Turn turn turn)

  10. alter ha detto:

    Ma che ve ne frega, a voi, della Nannini? Dite la verità: come fatto di costume? lo fa lei, il costume delle italiane? come indicatore sociologico? ginecologico-medico? Che ce ne importa della Nannini?Io non capisco. Eravamo qui per parlare di noi. (Francesco è morto, c’era un posto libero!)

  11. mauro ha detto:

    non so chi sia Francesco e me ne dispiace, ma se una signora ciquantaquattrenne e benestante decide d’avere un figlio, è chiaro che sono fatti suoi, secondo me, però, è segno di quanto in poco conto teniamo il futuro altrui, di qunto poco c’importi del futuro. E’ segno (uno in più) di quanto la vita sia un fatto di consumo, non di costume.

    • alter ha detto:

      Lei, mica noi. Noi i figli a cinquantaquattro anni non li facciamo, non ci sognamo neanche di farli, li abbiamo già fatti prima. Noi dalle vite “normali”.
      (Francesco era Cossiga, era per ironizzare sulle picconate che mi sembrava di dare)

  12. alter ha detto:

    Forse meglio sogniamo, dice lo Zingarelli.

  13. caracaterina ha detto:

    E infatti, alter, la Nannini l’ho tirata fuori io che parlavo di me. A me capita ancora di vivere la mia sfera emotiva in modo adolescenziale, proiettando sensazioni su icone. Non credo di essere l’unica a farlo, anche perchè, da un lato, la sfera emotiva (chessò, l’Es) non sta a guardare l’età o la cultura ecc. e, dall’altro, i personaggi celebri stanno lì, a raccogliere le istanze emotive di milioni di persone. Poi una/o lo sa che la propria vita non è certo quella della figura su cui proietta ma personalmente faccio molta attenzione a questo lavorìo di proiezione e lo interrogo, cerco di farlo parlare, perchè, con molta fatica e contraddizioni, la dimensione simbolica dice tantissimo sulla vita reale di una persona concreta.
    Sul perché la gravidanza della Gianna mi ha mandato in confusione non ho le idee chiare e nemmeno penso di chiarirmele in quattroequattr’otto, non so nemmeno se è una priorità per me, adesso, farlo, ma certo ha toccato qualcosa di profondo in me.
    Questo deficit di attenzione alla sfera simbolica è un deficit mortale per la sinistra.

  14. ange ha detto:

    mia nonna ha avuto l’ultima figlia a cinquant’anni, tra la gente normale capita, soprattutto a quelle che già ne hanno, la cosa viene accolta con naturalezza, perchè in menopausa la gente fa più sesso, con tranquillità, perchè esiste il desiderio, questo ho pensato io, a proposito della Nannini, al desiderio :)
    A proposito di deficit, sarà per questo che Nichi piace?

  15. caracaterina ha detto:

    Su Nichi e la sfera simbolica: absolutely yesss! (giusto per tagliar corto, che non ho tempo, ma la faccenda, sappiamo, è maledettamente complicata)(e di importanza ormai vitale)

  16. alter ha detto:

    Non lo so, a me c’è qualcosa in questi ragionamenti che non mi convince fino in fondo e non mi sembra che il punto sia questo. Come dire, di simboli siamo pieni: tutto sta a vedere chi oggi si presenta/rappresenta come simbolo, perchè, e cosa c’è dietro, quali sono le persone reali, invece, e se non sia meglio cercare queste. E dove sia il punto di demarcazione tra reale e simbolico. Forse faccio solo un po’ di confusione, però. Dovrei chiarirmi le idee.

  17. caracaterina ha detto:

    Alter, il punto di demarcazione, anzi la linea, non c’è. Non sto dicendo che siamo precipitati nel baratro del delirio ma semmai il contrario, ovvero che non si dà vissuto reale se privo della dimensione simbolica. Che fra l’altro si è (era) pure arricchicchita dell’esistenza della rete e dell’apertura del virtuale che non aveva precedenti nella storia umana. [Accidenti! Dieci anni di rete, giusti giusti quest’anno, e ancora si deve ritirare fuori ‘sta faccenda del virtuale! Ma, in effetti, è una dimensione che si è quasi azzerata e il suo venir meno è un altro degli elementi della mia malinconia. D’altronde, è stata fatta venir meno, questa dimensione potenzialmente eversiva, dalla forza del potere economico, che ha sfruttato, indirizzato e orientato ai suoi fini l’energia del simbolico-virtuale, come ha sempre fatto con ogni altra forma di energia, simbolica o no; naturalmente il potere politico ha a sua volta tutto l’interesse a imbrigliare tale energia: nei paesi tirannici ci ha pensato subito, quelli democratici si stanno attrezzando. In quelli a rischio, come il nostro, abbiamo la “fortuna” che la classe politica al potere è vecchissima e tecnologicamente ignorante, a cominciare dal nanodominus, e di internet si disinteressa. Io ho il terrore che il berluska si accorga davvero di internet come a suo tempo si accorse della televisione. Ma nemmeno in questo campo la sinistra riesce ad avvantaggiarsi, non uno dei punti di debolezza del berlusconianesimo riesce ad essere un punto di forza della sinistra. Tranne che, parlando della rete, per Vendola o il giornale l’Unità. Il simbolico, l’immaginario, l’iconico, il virtuale continuano ad essere considerati irreali dalla sinistra. Uh, quanto avrei ancora da dire. Mi fermo qui.

    • alter ha detto:

      Mah, sarà che mi sono un po’ stufata del virtuale e anche della rete. O meglio, nella rete continuo a starci perchè in fondo mi pare che potrebbe essere anche un luogo di incontro e di discussione, ma a patto di trasferire poi tutto nel reale, altrimenti diventa frustrante. Così come verrebbe da sperare e credere che possa essere, la rete, un “luogo” dove l’immaginazione, la creatività, la fantasia, il desiderio, siano dilaganti e sempre in espansione, ma non sembra che sia così. Forse perchè desiderio, immaginazione, fantasia hanno bisogno di corpi che qui non ci sono e molti di noi si sono fermati qui dentro.
      Poi c’è tutto il discorso della scrittura in rete, ma forse è altra cosa.
      In quanti siamo a interessarci di tutto questo? Che pure è fondamentale, almeno per me. Una minoranza.

  18. caracaterina ha detto:

    Rileggo: arricchicchita. ! :))) Non credo che stessi pensando ai galletti, piuttosto a una ricchezza grande grande grande.

  19. iltrenoavapore ha detto:

    Il prendisole, lo chiamava.

    sì, si diceva prendisole. non so se la parola sia ancora in uso. se s’è perduta, scarsa perdita, forse. ammesso che esista una perdita di rilevanza…

    saluto

  20. Le parole e le immagini si chiamano, senza premeditazione.
    Ho trovato in questi giorni vecchie foto e, in casa, la parola ‘prendisole’ è uscita dagli armadi assieme ai racconti della prima volta al mare, con le madri belle e i bambini a mucchi. Se ne scrive, per non perdere di nuovo ogni cosa.
    Forse l’estate porta anche questo, assieme a certe cicliche malinconie da assenza, cui la sinistra non è estranea.
    Ciao.
    z.

  21. caracaterina ha detto:

    treno, non vedo l’ora che si perdano le parole “top” e “canotta”. e anche l’uso di “pantalone” al posto del plurale.
    z., c’è chi scrive per non perdere e c’è chi scrive per lasciare. in ogni caso scrivere è una trasformazione.
    un saluto a voi

  22. pessima ha detto:

    Invece canotta a me evoca tempi passati, che so il mare anni ‘6o, ambienti popolari, ma non so se a torto o a ragione.
    C’è anche chi scrive per trovare: sempre trasformazione è. Notte.

  23. e.l.e.n.a. ha detto:

    il prendisole mi piace come parola anche se ormai desueta.
    la usava mia nonna maria.
    il prendisole coi sandali era l’accoppiata perfetta che evocava una stagione dalla quale catturare, il più possibile, sulla pelle, luminosità e salute.

  24. Fainberg ha detto:

    No! Anche tu hai cedutoal libro-faccia?

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