Cose serie

TORNARE A GENOVA

Non ho mai apprezzato la gestione politica della tragedia del G8 di sette anni fa condotta da quella sinistra che, se fosse viva e non in preda agli spasmi e ai contorcimenti della fine, attualmente sarebbe extraparlamentare. Evito anche di pronunciarmi sulla sinistra che, se fosse viva e non in preda agli spasmi e ai contorcimenti dell’agonia, attualmente sarebbe in Parlamento. Ma ricordo che Fournier si decise ad ammettere la famosa “macelleria messicana” solo nel corso di un governo di centrosinistra. E forse questo significa qualche cosa. 

Insomma, credo che l’afasia e la disartria delle sinistre attuali sia cominciata allora, nel 2001 e ben prima dell’11 settembre. E’ stato un errore politico gravissimo concentrarsi sulla morte di quel povero ragazzo e ridurlo a santino acchiappa consensi per gli sprovveduti i sentimentali i ragazzi nati troppo tempo dopo gli anni ’70. Una forma di cecità, una reductio ad unum, una semplificazione che funziona solo se l’icona è il berluska o padrepio. (Sembra semplice semplificare ma solo le grandi strutture totalitarie sanno quante risorse ci vogliono diosanto!).  Invece fu sbagliato il simbolo e fu sbagliato il luogo della “rivelazione” o dello smascheramento politicamente efficace. Perchè in piazza Alimonda si fermò purtroppo il cuore di un solo ragazzo sprovveduo sentimentale e nato troppo tempo dopo gli anni ’70, ma il colpo mortale al cuore dello stato e della società civile fu sferrato alla scuola Diaz e a Bolzaneto.  Lì non si trattò di un tragico caso di cui approfittare da parte delle forze del disordine, lì si dispiegò un’azione pianificata e ricercata fin dai giorni precedenti all’installazione delle barriere di ferro in città. La polizia forse voleva il morto forse no, per strada, si sa, si dovrebbe sapere, tutto può succedere. Ma certamente volle il “massacro”, il pestaggio terrificante e scientifico, dove non morì nessuno, guarda caso, perchè i professionisti sanno come pestare, torturare, disintegrare e distruggere mantenendo in vita. E nessuno mi toglie dalla testa che lo spavento dichiarato da Fournier al vedere il cervello di quella povera ragazza sparso per terra non fosse dovuto a un soprassalto di umana pietà ma al timore che qualcosa fosse andato storto e che il lavoro non fosse stato fatto proprio a regola d’arte come si era impegnato a garantire. Ma per fortuna non morì nessuno e non fu necessario mettere in atto altre pantomime oltre a quella prevista del trovarobato delle molotov.  Cosa c’è? Cosa c’è? Tutto occhèi tutto occhèi.

Per questo cercherò di esserci, se riesco, ad aspettare la sentenza su Bolzaneto e le richieste dei pm per la Diaz:  un reato “minore”, commesso giustappunto prima del 2002, come tutti quelli che si voleva bloccare.

Tutta la documentazione sui processi relativi al G8 genovese qui.

Stralcio, con evidenziazioni mie, dalla rassegna stampa  aggiornata consultabile qui:

93 persone, 62 delle quali pestate di
botte con lesioni gravissime, furono arrestate per devastazione, saccheggio
e resistenza nell’ambito di quella che venne definita una «normale
perquisizione».
Quegli arresti non sarebbero mai stati convalidati e 29 tra pezzi grossi e
semplici agenti finiranno sotto processo per le violenze e gli arresti. La
totalità dei picchiatori in divisa, che agirono travisati, la farà franca
grazie alla copertura offerta dal Viminale che non ha collaborato alle
indagini.
Candidamente lo stesso Manganelli, successore di De Gennaro,
risponderà a un legale delle difese che non ci fu alcuna indagine interna
per individuare gli aggressori. I 29, addirittura, sono stati tutti
promossi.
De Gennaro, accusato di aver indotto il questore di Genova
dell’epoca a testimoniare il falso, è divenuto il Negroponte italiano capo
dei servizi segreti.
E tutto ciò senza alcuno scandalo da parte della politica (anzi uno dei
ministri di Berlusconi, La Russa, è nel collegio difensivo) che sembra non
prestare alcuna attenzione (con l’eccezione dei soliti rifondaroli) alla
requisitoria-fiume pronunciata nell’aula bunker del palazzo di giustizia
genovese.
Ieri, la pubblica accusa è tornata sulla «normale perquisizione».
In particolare sulla fase finale, la “bonifica” (ternine mutuato dall’arte
militare), che è stata definita tutt’altro che quell’«atto di polizia
giudiziaria» millantato dalle versioni ufficiali ma un vero e proprio
«inquinamento di prove», «corruzione e pervertimento delle funzioni di
polizia». Sconcertante la mancanza di attribuzione dei reperti probatori – è
stato ricordato l’ammasso di zaini, vestiti e attrezzi trafugati al cantiere
aperto nella scuola – agli arrestati che, almeno quelli in grado di farlo –
furono ammassati anche loro, gambe incrociate e sguardi bassi, se no altre
manganellate. Sconcerta i pm anche la devastazione, da parte dei pubblici
ufficiali, di vetrine, materiale didattico e computer. Queste le premesse
per introdurre il «percorso non agevole tra le dichiarazioni dei
sottoscrittori dei verbali». Ne furono redatti 2, uno per gli arresti
firmato da 15 poliziotti e l’altro per la perquisizione siglato da 9 di
loro. Poche firme rispetto alla dimensione del blitz. La «valutazione di
sintesi» che ne fa Zucca «sta tutta nella sconcertante constatazione che
nessun elemento è stato fornito a sostegno delle operazioni descritte». Quei
verbali sarebbero un cumulo di bugie sottoscritte da funzionari che non
avrebbero mai confermato quanto descritto in quelle carte, personaggi
marginali o addirittura estranei a quelle operazioni, uno dei quali –
«macchia indelebile» nemmeno sarà mai identificato, Tanto che il capo della
mobile di Spezia prenderà le distanze da un atto di cui i suoi ragazzi sono
il gruppo più numeroso di firmatari.

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2 risposte a Cose serie

  1. caracaterina ha detto:

    Ovviamente la valutazione del padre di Carlo è esattamente l’opposto della mia:
    “L’assassinio di Carlo resta il simbolo della repressione genovese, il punto più alto, ciò che determina poi la Diaz e Bolzaneto e gran parte delle stesse violenze di strada. ”
    http://www.processig8.org/Rassegna%20stampa/2008/LIBERAZIONE_08_07_13b.html

    Con estremo rispetto e senza nulla voler togliere al suo atroce dolore, politicamente è il contrario. La politica non è ad personam. Altrimenti cessa di essere politica ed è semplice esercizio di potere. E il potere delle vittime è, per definizione, impotente.

    Come conferma la sentenza su Bolzaneto.

  2. caracaterina ha detto:

    Nella pagina che ho aperto sulle “Voci degli altri” ho cpiato per intero l’articolo di oggi di D’Avanzo su Repubblica. Centrato e misurato (cioè che sa prendere le giuste misure al problema) come ultimamente è spesso.
    http://www.repubblica.it/2008/03/sezioni/cronaca/g8-genova-3/giudici-ciechi/giudici-ciechi.html

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